Con la politica gender la tradizionale distinzione sessuale tra uomo e donna viene indicata come costrutto sociale, cioè come un’invenzione del “patriarcato etero-sessuale”. Secondo la prospettiva gender questa distinzione limita la libertà dell’uomo e, quindi, deve essere superata; mentre l’uomo potrebbe determinare da solo la propria “sessualità sociale”, indipendentemente dalla sua “sessualità biologica”. La battaglia è condotta dal termine artificiale “gender”. Originariamente questo termine si usava per distinguere il genere grammaticale di una parola (si usava nella grammatica della lingua inglese). Alla Conferenza Mondiale della Popolazione de Il Cairo del 1994 e alla Conferenza Mondiale delle Donne nel 1995 le femministe, attraverso un’azione di manipolazione, sono riusciti a far passare la definizione di “gender” al posto del termine “sesso”, così che si costituisce la differenziazione di carattere sessuale tra uomo e donna con la facoltà della scelta soggettiva. Grazie alle decisioni prese dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea nei singoli Stati il termine “gender” si è trasformato in strategia politica. Ciascuno, ora, potrà scegliere se essere l’uomo o la donna, e deve determinare la propria identità, come omosessuale, bisessuale, transessuale o altro, fin dal tempo della propria infanzia.
Gli attivisti di gender attaccano la norma della doppia sessualità. Essi vogliano che abbia valore giuridico non il genere biologico, ma il genere arbitrariamente scelto fino a ottenere che esso sia registrato nei documenti pubblici. Dunque prospettiva “gender” non riconosce alcuna differenza tra uomo e donna e respinge qualsiasi risultato delle ricerche mediche e psicologiche sul cervello che dimostrano la differente identità dell’uomo e della donna nella struttura celebrale.
Nel gennaio 2006 Il Parlamento Europeo ha promulgato la Risoluzione B6-0025/2006 per la lotta all’”omofobia” con il richiamo “all’impegno per i diritti dell’uomo”. In esso il Parlamento pone l’omofobia, cioè “avversione contro i gay, le lesbiche, i bisessuali” sullo stesso piano di “razzismo, xenofobia e antisemitismo”.
Il Programma “gender” è inserito in istituzioni sociali (scuole, università, media) ed è diventata la guida nella politica dell’UE e dell’ONU.
Il governo federale tedesco ha stabilito nel 1999 la “politica di parificazione per mezzo del gender mainstreaming inteso quale principio guida transitorio e compito trasversale” (www.bmbf.de/de/532.php ).
Esempi della discriminazione nell’anno 2006:
- Lo storico David Mullna deve pagare ad università canadese una cifra pari a metà dello stipendio per aver indicato in una lettera indirizzata ad un vescovo anglicano l’omosessualità come “innaturale” (www.kaht.net, 01 agosto 2006).
- In certe scuole tedesche i bambini sono invitati a fare delle scenette teatrali rappresentanti dei gay discriminati dai cattolici, oppure a mettere in scena un sindaco che sposa due donne, impersonate da due bambine della classe.
- In Germania i genitori che istruiscono i propri figli a casa sono condannati al carcere. Nel settembre 2006 la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione della famiglia Plett e hanno incarcerato la madre. Il padre è scapato con i figli in Austria (“LifeSiteNews”, 14.09.2006).
- Nella provincia canadese British Columbia due attivisti degli omosessuali sono stati incaricati di misurare sul modello gender i curricoli della scuola materna. Non è possibile eludere le lezioni.
- Un insegnante di una scuola a New York che insegna già da otto anni in essa, nell’estate 2006 ha scoperto che possedeva una falsa sessualità. Si sottopone a un trattamento medico e si presenta a scuola vestito da donna. I genitori entro due settimane sono stati informati che insegnante deve essere chiamato “signora”, poiché titolo precedente di “signor”, viene considerato come la discriminazione. Alcuni genitori volevano che i loro figli, in età puberale, vengano spostati in un’altra classe, ma questo non viene consentito perché trasferimenti in un’altra classe viene valutato come discriminazione.
I risultati degli studi scientifici sulle conseguenze dell’omosessualità (www.dijg.de):
1. tra 2003 e 2004, il 72 % dei nuovi malati di AIDS sono omosessuali praticanti;
2. uomini che praticano l’omosessualità, nella loro vita arrivano ad avere mediamente diverse centinaia di partner sessuali;
3. nervosi da ansia, pesanti depressioni, abuso di alcool e di droga sono notevolmente più diffuse tra gli omosessuali;
4. inclinazione al suicidio, rispetto alla media generale giovanile, è notevolmente superiore tra i giovani omosessuali.
5. la durata della vita presso gli uomini praticanti l’omosessualità e la bisessualità è otto/vent’anni più breve rispetto alla media.
Un uomo che ha vissuto per venti anni da omosessuale infine voleva suicidarsi (aveva già in mano le pillole necessarie). Implorato Gesù Cristo, ne ha ottenuta la forza per convertirsi. Lui ha detto: “Se esistesse una pillola per liberarsi dell’omosessualità, tutti coloro che ne soffrono la prenderebbero”.
GERMANIA
Nel 1968 Paolo VI scrive l’Enciclica “Humanae Vitae” alla quale si opposero mondo intero e maggioranza della Curia Romana. Un mese dopo l’uscita dell’Enciclica del Papa i vescovi tedeschi pubblicarono sullo stesso tema la Dichiarazione di Königstein con la quale si oppongono all’insegnamento del Papa nel “Humanae Vitae”, dicendo “Seguite la vostra coscienza”. In quel modo in Germania fu concesso ai credenti di definire da soli ciò che è peccato. Allora si creò un muro tra il popolo dei fedeli e il Santo Padre. Da quel momento la Chiesa in Germania ha perso la forza per difendere il territorio della morale. I frutti ne abbiamo oggi questi. Il Parlamento tedesco degli anni 70 fino ad oggi ha promulgato queste leggi:
- Nullaosta alla pornografia (1971);
- Abolizione del §175, quello che puniva le pratiche omosessuali;
- Liberalizzazione per gradi del divorzio;
- Nullaosta all’aborto;
- Legge sul matrimonio omosessuale;
- Abolizione dell’immoralità della prostituzione e riconoscimento di essa come professione degna di previdenza sociale;
- Legge sull’antidiscriminazione (2006).
SPAGNA
Un esempio di quanto sta succedendo a livello legislativo in alcuni Paesi europei ci viene dalla Spagna. «Da tempo — sottolinea Giulia Galeotti, storica e saggista, nel quaderno di Scienza e Vita intitolato Identità e genere — gli organi europei hanno una seria preoccupazione: l’esclusione dal matrimonio e dalla facoltà genitoriale per le coppie dello stesso sesso». I progressi che si auspicano nelle legislazioni nazionali attraverso risoluzioni, raccomandazioni, pronunciamenti, direttive sono tesi a permettere agli omosessuali di sposarsi e di avere dei figli, o adottandoli o ricorrendo alle tecniche di fecondazione assistita. Il tipo di riforma legislativa desiderata è ben rappresentato dalle modifiche recentemente introdotte in tre norme del Codice Civile Spagnolo: la vecchia formulazione dell’articolo 44 infatti, quella secondo cui «l’uomo e la donna hanno diritto a contrarre matrimonio» è diventata «qualunque persona ha diritto a contrarre matrimonio»; l’articolo 66 è invece passato da «il marito e la moglie sono eguali nei diritti e nei doveri» a «i coniugi sono eguali nei diritti e nei doveri»; e infine l’articolo 67 che ha sostituito «il marito e la moglie debbono rispettarsi e aiutarsi reciprocamente» con «i coniugi» ai quali, ora, questi stessi doveri sono imposti.
UCRAINA
In Ucraina la politica gender viene realizzata dal Ministero della famiglia dei giovani e dello sport. Il protagonista e l’investitore principale di tale politica è l’Unione Europea. L’UE ha dato 14 milioni di euro per la realizzazione del programma “Sui diritti delle donne e dei bambini in Ucraina” che contiene i cinque progetti interconnessi. Sulla base di suddetto programma il Ministero ha proposto il progetto della legge: “Sul programma nazionale a scopo sociale della previdenza dei diritti uguali e le possibilità delle donne e degli uomini al periodo dell’anno 2016” il quale ha già nuovi termini gender che non sono stati usati nella legge “Sulla previdenza dei diritti uguali e le possibilità delle donne e degli uomini” № 2866-ІV dall’anno 2005. L’analisi filologica dimostra che con questi termini in via dei nuovi supplementi della legge al Codice Civile Ucraino e alla Costituzione Ucraina viene imposto il termine gender con il significato che ha oggi in UE, cioè che l’uomo come se nascesse con i due sessi e allora da solo può scegliere se essere l’uomo o la donna. Lo scopo principale è legittimare le coppie dello stesso sesso, l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali e introdurre l’omosessualità all’educazione sessuale nelle scuole. La concezione gender sulla famiglia radicalmente si oppone al Codice Ucraino della Famiglia della legislazione vigente, il quale definisce la famiglia come il rapporto tra l’uomo e la donna e dà garanzie ai genitori ai diritti di educare i bambini. Questo porta a un conflitto forte sull’uomo e il suo sesso tra visione classica e visione gener. È una lotta tra la concezione naturale, sperimentata da millenni, e la concezione innaturale, perversa che porta l’uomo alla degradazione. In fine gender contraddice alla morale e alla fede cristiana. L’istituzione della famiglia in Ucraina è stata considerata sempre santa. È evidente, che in Ucraina vogliono in modo velocissimo realizzare l’inganno politico di UE. A questo scopo deve servire l’accettazione del contratto tra l’Ucraina e L’UE che sostituisce le riforme gender alla legislazione dell’Ucraina. Questo contratto si deve firmare ancora questo anno (2010). Maggioranza degli ucraini neanche si accorge che succede in Ucraina in questi giorni. Allora in caso se saranno accettate le leggi di gender, la società ucraina sarà destinata a una rovina totale: perdita dell’identità nazionale e la distruzione dei valori umani fondamentali. Dunque, occorrono una vera informazione per i cittadini sul gender e le sue conseguenze. In alcune città ucraine sono stati fatte le manifestazioni dei cristiani contro la gender-gay politica. A proposito vedi: www.uogcc.org.ua; www.lviv.pokrov.ua
Libri consigliati:
Gabriele Kuby,“Gender Revolution. Il relativismo in azione”, Ed. Cantagalli, Siena, 2008. Vedi: www.gabriele-kuby.de
Giulia Galeotti, “Gender Genere. Chi vuole negare la differenza maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica”, ed. Viverein.