di Cesare Sacchetti
ID2020. E’ il nome del progetto che potrebbe portare praticamente all’identificazione digitale di ogni persona del pianeta.
Per identificazione digitale si intende l’inserimento di un microchip nel corpo umano che contiene tutte le informazioni personali dei cittadini.
Se n’è parlato poco tra i media mainstream, ma ID2020 è arrivato ad una fase piuttosto avanzata.
Nel suo sito ufficiale si legge che ID2020 è una sorta di partnership pubblica-privata che vede il coinvolgimento dell’ONU, dei governi nazionali e dei soci fondatori che sono anche i suoi più attivi finanziatori.
I finanziatori di ID2020
Chi ha contribuito in maniera più attiva a questo progetto? Tra i soci fondatori ci sono nomi di massimo rilievo, tra i quali la Microsoft di Bill Gates; la società GAVI, l’alleanza globale per i vaccini e l’immunizzazione, interessata a promuovere l’uso dei vaccini nel mondo, e la famiglia Rockefeller.
Oltre a GAVI, anche il magnate americano Bill Gates ha manifestato un vivo interesse nell’investimento sui vaccini, come è stato già approfondito in un precedente articolo.
Ma cosa c’entra l’immunizzazione con l’identità digitale?
L’identità digitale non solo prevedrebbe la possibilità di racchiudere tutte le informazioni personali dei cittadini in un microchip sottocutaneo, ma allo stesso tempo consentirebbe anche di somministrare i vaccini sotto forma digitale.
Non si tratta di un ritrovato tecnologico avveniristico che diventerà realtà in futuro. Lo è già. Nello Stato del Texas, negli Stati Uniti, i poveri senzatetto vengono già utilizzati come cavie per la sperimentazione di questo microchip.
Anche il governo del Bangladesh ha aderito ufficialmente a questa iniziativa lo scorso settembre.
Quello dei vaccini è comunque un vero e proprio business miliardario che garantisce enormi margini di rendimento come ha spiegato lo stesso Gates che ne ha guadagnato cifre astronomiche.
Nei tempi della crisi di coronavirus, non è pertanto difficile immaginare che chi arriva per primo a sviluppare un vaccino contro questo agente patogeno possa ricavarne ingenti profitti.
Non a caso, il fondatore di Microsoft ha recentemente detto la sua sulla questione coronavirus in un articolo pubblicato anche sul sito del Forum di Davos.
Gates suggerisce di “investire nella sorveglianza delle malattie, per arrivare ad includere un archivio digitale istantaneamente accessibile alle organizzazioni più rilevanti con la previsione di regole che impongano ai Paesi di condividere le loro informazioni.”
E’ esattamente il progetto che Gates sta finanziando con ID2020. Se diventasse realtà, in questo microchip sarebbero istantaneamente reperibili tutte le informazioni dei cittadini, comprese quelle ovviamente riguardanti le sue malattie personali.
Le implicazioni per la privacy sarebbero devastanti, dal momento che tutti virtualmente potrebbero essere sottoposti ad una vera e propria sorveglianza digitale di massa.
Nessuno ovviamente si è preoccupato di far notare il macroscopico conflitto d’interesse di Gates che, promuovendo uno strumento simile, difatti consegnerebbe a sè stesso un enorme potere di controllo sulla popolazione mondiale.
Nonostante il progetto venga presentato sotto una patina umanitaria, in realtà nasconde delle implicazioni inquietanti sia per i profitti dei soggetti coinvolti in ID2020, sia per le dirette conseguenze sulla libertà personale.
Il microchip consentirebbe infatti a chi gestisce l’archivio digitale di tracciare i movimenti di chiunque. Il grande fratello digitale, sotto la scusa della tutela della salute personale, potrebbe sapere in tempo reale dove si trova una persona e cosa sta facendo.
GAVI e la famiglia Rockefeller
GAVI invece è una sorta di partnership pubblica-privata alla quale appartengono entità pubbliche e private, come l’OMS, l’Unicef e la Banca Mondiale e lo stesso Bill Gates con la sua fondazione “Bill & Melinda Gates Foundation”.
Ma questa alleanza è stata già accusata di non essere mossa propriamente da scopi benefici.
GAVI infatti ha usato i fondi pubblici ricevuti dai governi di diversi Paesi per aumentare i grandi business delle case farmaceutiche che producono vaccini, in particolare della britannica GlaxoSmithKline e dell’americana Pfizer.
Sotto le dichiarate intenzioni filantropiche, come si vede, si nascondono grandi interessi delle case farmaceutiche.
Anche la famiglia Rockefeller ha un grande interesse nell’identità digitale.
Nel sito ID2020, i Rockefeller vengono presentati come una famiglia da tempo “impegnata a promuovere il bene dell’umanità”.
Per chi avesse poca familiarità con questa famiglia americana, è utile ricordare uno degli episodi che può dare un esempio concreto della loro “umanità”.
Nel 1914, in una delle miniere di carbone di Ludlow, nello Stato del Colorado, di proprietà di John D. Rockefeller, scoppia uno sciopero per le paghe da fame somministrate agli operai.
I minatori si ribellano e Rockefeller decide di sedare la rivolta mandando un gruppo di uomini armati che non si farà scrupoli ad usare le armi contro di loro.
La rivolta fu soppressa nel sangue e costò la vita a 2 donne e 11 bambini.
L’episodio è passato alla storia come il massacro di Ludlow.
Come si vede, la ricchezza sconfinata dei Rockefeller che nel 1918 raggiunse la cifra di 1,5 miliardi di dollari, pari a 322 miliardi di euro dei nostri giorni, non venne certo dalla pratica della filantropia.
Ma perchè questa famiglia ha interesse nell’identità digitale?
La risposta potrebbe venire dall’autobiografia “Memorie” di uno dei membri della famiglia, David.
“Alcuni credono che siamo parte di una congrega segreta che lavora contro gli interessi degli Stati Uniti, caratterizzando me e la mia famiglia come internazionalisti e cospirando con altri nel mondo per costruire una struttura economica e politica più integrata, un mondo, per così dire. Se quella è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono fiero.”
Sostanzialmente, i Rockefeller sognano un mondo, per loro stessa ammissione, nel quale gli Stati nazionali vengono sostituiti da una sovrastruttura globalista.
I popoli in questa visione mondialista della politica non rivestono alcun ruolo, ma sono completamente rimessi ai voleri di questa élite transnazionale.
E’ un disegno autoritario che vuole l’avvento di un supergoverno mondiale che annienti le nazioni e i poteri dei Parlamenti nazionali.
ID2020 sarebbe quindi lo strumento perfetto per schedare tutti i cittadini del mondo e proibire ai dissidenti di far parte della società globalista che sta per nascere.
In Svezia, si ha già un esempio concreto di come funziona questo microchip sottocutaneo.
Le persone che se lo sono innestato, passano la propria mano sotto scanner e pos per comprare beni e servizi.
La crisi da coronavirus potrebbe essere quindi il pretesto perfetto per le élite per mettere al bando il contante da sostituire con questo nuovo strumento.
Ai credenti cristiani probabilmente una tecnologia simile evoca il Marchio della Bestia profetizzato nell’Apocalisse di Giovanni.
Le similitudini sono semplicemente disarmanti.
E’ lo stesso Giovanni a descrivere a cosa servirà questo Marchio:
“Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.”
Nell’Apocalisse infatti si descrive una società dove senza questo marchio sottocutaneo non si potrà nè vendere nè comprare.
Coloro che vorranno far parte di questo regime totalitario dovranno quindi portare il marchio.
E’ sicuramente una riflessione di carattere escatologico che trascende i confini della politica, ma era giusto presentarla anche a chi non crede.
Ognuno potrà farsi una sua propria idea e decidere a cosa credere o no.
Se quel microchip è ad un passo dal diventare realtà, si potrà sapere che esso forse non è solo qualcosa che attiene alla sfera politica, ma probabilmente a qualcosa dal significato molto più spirituale.