I Vescovi della Colombia si sono espressi contro l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, avvertendo che adottare “non è un diritto” e quindi “non c'è discriminazione”.
In una nota del 25 febbraio, i Vescovi affermano di non ritenere discriminatorio “il fatto che l'attuale ordinamento giuridico nazionale non contempli la possibilità che coppie dello stesso sesso possano adottare bambini”.
Non è discriminatorio perché “i requisiti per l'adozione valgono tanto per le coppie eterosessuali che per quelle dello stesso sesso, tenendo conto del bene di colui che è adottato e delle sue necessità, che vengono prima di quelle di coloro che adottano”.
L'adozione, aggiunge la nota, “consiste nel creare tra due persone una relazione di affiliazione, ossia una relazione giuridica e socialmente simile a quella che esiste tra un uomo e una donna e i loro figli biologici”.
“Questa somiglianza pone in evidenza non solo la portata giuridica e sociale dell'adozione, ma anche i limiti: ciò che la natura permette, ma anche ciò che questa impedisce, rappresenta il contesto giuridico dell'adozione. Non è la Chiesa né lo Stato né la società a negare agli omosessuali la possibilità di adottare, ma la natura stessa delle cose”.
L'interesse del minore “è la motivazione e il fondamento dell'adozione come figura giuridica”. L'adozione “si può definire solo nell'ambito delle necessità e del rispetto di chi è adottato”.
In sostanza, dichiarano i Vescovi, “l'adozione non è un diritto di quanti vogliono adottare, siano essi omosessuali o eterosessuali, e per questo non si può parlare di violazione di un diritto fondamentale”.
BOGOTÁ, mercoledì, 2 marzo 2011 (ZENIT.org).