lunedì 9 maggio 2011

Brasile: approvazione dell'unione stabile tra persone omosessuali

La Chiesa brasiliana impavrita e va a un compromesso con lo Stato: non faremo “una crociata” per difendere la famiglia.

Giovedì 5 maggio, il Supremo Tribunale Federale (STF) del Brasile ha approvato l'unione stabile tra persone dello stesso sesso, chiamata unione omoaffettiva.


In questo contesto, monsignor João Carlos Petrini, membro della Commissione della Conferenza dei Vescovi cattolici del Brasile (CNBB) per la Vita e la Famiglia, ha ribadito in occasione della 49ma assemblea generale dell'episcopato, ad Aparecida, la posizione della Chiesa circa il significato della famiglia.

“La Chiesa non farà una crociata sulla questione”, ha affermato, “ma approfondiremo sempre più la sua proposta, che è quella di rimanere fedeli a ciò che è riconosciuto come un disegno di Dio sulla persona e la famiglia”.

“L'origine e la differenza dei sessi è all'inizio della Bibbia, nel libro della Genesi, nei primi versetti. Non è un'elaborazione posteriore da parte delle culture umane”, ha segnalato.

“Forse non valutiamo l'importanza del cambiamento che viene introdotto in questi giorni, che non è un dettaglio. Si tratta di un'alterazione nella storia, che è multimillenaria e non è esclusività della Chiesa e del cristianesimo”, ha aggiunto.

Monsignor Petrini ha affermato che la Chiesa rispetta la decisione degli organi del Governo brasiliano, ma ha sottolineato che la definizione “famiglia” per le unioni omoaffettive non rispetta il vero significato della famiglia.

“La famiglia è un'altra realtà, ha un'altra base, si muove in un altro orizzonte, e speriamo che questa distinzione venga mantenuta; così come sarebbe strano se una persona che usa un camice bianco venisse chiamata medico, ma non lo è perché non ha certi attributi per poter esercitare la medicina, allo stesso modo è strano anche chiamare qualsiasi tipo di unione matrimonio solo perché due persone hanno deciso di abitare sotto lo stesso tetto”.

“Chi vuole potrà accogliere o rifiutare la posizione della Chiesa”, ha concluso. “Non inizieremo alcuna crociata, ma cercheremo di difendere quella che da Adamo ed Eva e fino a ieri è stata sempre una caratteristica tipica della vita delle nostre società”.

APARECIDA, lunedì, 9 maggio 2011 (ZENIT.org)