Nella nostra lettera sul primato del papa abbiamo scritto della realtà che il dogma non ha previsto, cioè che cosa avviene quando un manifestato eretico e apostata diventa il papa. Quindi, il dogma non è valido, oppure si applica supponendo che il papa eretico sia ipso facto scomunicato dalla Chiesa, cioè non sia neppure cristiano, e tantomeno il papa. Ciò consegue dalla bolla dogmatica Cum Ex Apostolatus Officio (1559).
La situazione nella Chiesa in questi giorni è che l’ufficio papale è occupato illegittimamente da Bergoglio, un eretico e apostata manifesto! L’episcopato, il clero e il popolo come se fossero ipnotizzati dall’influenza del dogma papale dell’infallibilità, e quindi non sono in grado di scacciare il papa invalido o di separarsi dalla sua pubblica apostasia. Il vescovo ausiliare Schneider proclama teorie erronee secondo cui anche se il papa fosse il più grande pervertito o eretico, non può assolutamente essere privato dell’ufficio pontificio. Questa visione conduce al suicidio spirituale della Chiesa cattolica.
Il dogma del primato e dell’infallibilità del papa include anche la necessità di “avere unità di azione con il papa”. La storia ha dimostrato che questo è impossibile! Citazioni dal libro “I Papi” di ThDr. Jozef Gelmi (Bressanone, 1988):
Sergio III (904-911).
Papa Sergio fece una breve opera dei suoi predecessori Leone V e Cristoforo. Egli ordinò l’omicidio di entrambi. La dipendenza dal senatore Teofilatto, dalla sua moglie Teodora e dalle loro figlie Marozia e Teodora la Giovane suscitò l’indignazione pubblica contro Sergio.
Giovanni X (914-928).
Marozia fece incarcerare e, ovviamente, strangolare il papa Giovanni. Gregorovius scrisse: “Teodora gli diede la corona papale e Marozia gli tolse sia la corona che la vita”. Il papato fu lasciato interamente in balia della patrizia romana Marozia. Molti storici parlano di pornocrazia, cioè del potere delle prostitute.
Leone VI (928).
Egli, ovviamente, doveva la sua elezione e installazione a Marozia che aveva sotto stretto controllo anche il suo intero breve pontificato.
Stefano VII (928-931).
Dopo il breve pontificato di Leone VI Marozia nominò Stefano VII come suo successore. Anche questo papa dipendeva interamente da lei.
Giovanni XI (931-935).
Marozia, affamata di potere, non esitò a far diventare suo figlio il papa che prese il nome Giovanni XI. Il suo secondo figlio Alberico, non riuscendo a guardare al comportamento della madre, suscitò una ribellione e fece mettere in prigione sua madre e il papa, dove Giovanni XI morì.
Alberico elesse papa Stefano VIII (939-942) e poi papa Marino II (942-946). Marino dipendeva completamente da lui.
Giovanni XII (955-964).
Poco prima della sua morte, Alberico costrinse l’élite romana a prestare solenne giuramento alla tomba di san Pietro che avrebbero eletto al soglio ponficio il suo diciottenne figlio dissoluto Ottaviano. Tuttavia, nel 963 l’imperatore Otto convocò un Sinodo e depose Giovanni per omicidio, falsa testimonianza, sacrilegio, simonia e immoralità. Leone VIII divenne il nuovo papa.
Quando l’imperatore lasciò Roma nel 964, il papa Giovanni XII tornò dall’esilio e depose Leone VIII. Egli si vendicò crudelmente a tutti i suoi avversari. Al cardinale Giovanni ordino di tagliare il naso, la lingua e le dita. Il vescovo Otger di Speyer è stato flagellato. Secondo Liutprando di Cremona, Giovanni XII morì di insufficienza cardiaca mentre si godeva un incontro sessuale adultero.
Giovanni XIII (965-972).
Probabilmente era il figlio di Teodora la Giovane, sorella di Marozia.
Benedetto VI (973-974).
Dopo la morte di Giovanni XIII, i romani elessero papa Benedetto VI con il consenso dell’imperatore. Ma appena l’imperatore Otto morì nel 973, il partito di Crescenzio, figlio di Teodora la Giovane, suscitò un’insurrezione a Roma. Benedetto fu deposto, gettato nel Castel Sant’Angelo e strangolato a morte per ordine di Bonifacio VII, che nel frattempo divenne il papa di Roma.
Benedetto VII (974-983).
Dopo che Bonifacio VII uccise Benedetto VI e fuggì a Costantinopoli, i romani eleggono papa Benedetto VII sotto l’influenza dell’imperatore.
Giovanni XIV (983-984).
Dopo la morte di Benedetto VII, l’imperatore Ottone II elevò al soglio pontificio il suo arcicancelliere e vescovo Pietro di Pavia il quale prese il nome di Giovanni XIV. Il crudele Bonifacio VII approfittò della morte di Ottone II nel 983, tornò da Costantinopoli, arrestò il papa legittimo e lo fece morire di fame o di veleno a Castel Sant’Angelo.
Bonifacio VII (984-985).
Il trono papale fu usurpato da un autentico criminale. Crescenzio lo fece eleggere già nel giugno del 974. Immediatamente dopo, Benedetto VI venne strangolato a Castel Sant’Angelo. Dopo la morte dell’imperatore nel 983 egli tornò da Costantinopoli e depose Giovanni XIV che poi morì di fame o di veleno. Analogamente a Sergio III (904-911), è responsabile della morte dei suoi due predecessori. Dopo un anno fu deposto e assassinato. Il suo cadavere fu trascinato per le strade di Roma e i suoi contemporanei lo definirono un mostro.
Giovanni XVII (1003).
Giovanni XVII fu nominato al papato dal patrizio Crescenzio III. Il papa è morto lo stesso anno.
Giovanni XVIII (1003-1009).
Anche Giovanni XVIII era subordinato a Crescenzio.
Sergio IV (1009-1012).
Anche Sergio IV dovette la elezione papale a Crescenzio.
Benedetto VIII (1012-1024).
Dopo la morte di Crescenzio i conti di Tuscolo, discendenti di Teofilatto, riuscirono a prendere il potere a Roma. Hanno eletto il papa Benedetto VIII.
Giovanni XIX (1024-1032).
Giovanni XIX, fratello di Benedetto VIII, divenne papa grazie alla casa di Tuscolo. Era un laico, tutti gli ordini sacri ricevette in un giorno. Aveva una mentalità mondana.
Benedetto IX (1032-1045).
Dopo la morte di Giovanni XIX, Alberico IIІ tramandò l’ufficio papale, quasi appartenente alla casa di Tuscolo, al suo figlio Teofilatto che prese il nome di Benedetto IX. Alcuni storici affermano che egli aveva solo dodici anni e visse una vita immorale dopo essere diventato papa.
Nel 1044 a Roma scoppiò una rivolta; Benedetto fu costretto a lasciare la città e fu sostituito dal vescovo Giovanni con il nome di Silvestro III. Poco dopo, le forze toscane espulsero Silvestro e Benedetto poté tornare. All’inizio di maggio del 1045 egli rinunciò al papato a favore del suo padrino per una grande ricompensa finanziaria.
Silvestro III (1045).
Durante la ribellione del 1044 Benedetto IX fu espulso da Roma e, nel gennaio 1045, Silvestro III fu eletto papa. Tuttavia, dopo due mesi Benedetto tornò a Roma ed espulse Silvestro.
Gregorio VI (1045-1046).
Ha comprato il papato da Benedetto IX offrendo una ricompensa finanziaria. Egli stesso era a favore delle riforme e rispettava molto il rigoroso riformatore Pietro Damiani. Tuttavia, Enrico III depose Gregorio VI.
Leone IX (1049-1054).
Questo papa finalmente iniziò le riforme della Chiesa. Egli era sostenitore dell’Ordine monastico di Cluny che si sforzava per un risveglio morale di tutta la società e, in particolare, del clero.
Leone era convinto che l’amministrazione della Chiesa romana avesse urgentemente bisogno di un nuovo sangue; quindi convocò alcuni degli uomini più capaci a Roma, tra cui fu il monaco Ildebrando che promosse la riforma. Con alcuni uomini moralmente forti ed energici, che non si accontentavano di mezze misure, iniziò un lavoro coraggioso senza precedenti nell’intera storia del papato.
Nicola II (1059-1061).
I circoli di rinascita elessero Nicola II. Contrariamente a tutte le usanze, le elezioni si sono svolte fuori da Roma e sono state condotte da cinque vescovi cardinali ed alcuni riformatori. Tuttavia, queste elezioni hanno gettato le basi per una rapida elevazione del papato che nei due secoli successivi ha avuto una grande influenza sulla storia europea.
San Gregorio VII (il monaco Ildebrando) (1073-1085).
Durante i funerali di Papa Alessandro II (1061-1073), il popolo di Roma esclamò nella Basilica di San Giovanni in Laterano: “Ildebrando sia il nostro papa!”. La sua elezione era contraria alla legge canonica. Gregorio VII fu un fervente sostenitore della riforma della Chiesa.
Sebbene il dogma ordina “di avere unità di azione con il papa” sotto la minaccia di perdere la vita eterna, è assolutamente chiaro che non dobbiamo seguire criminali o pervertiti che occupano il soglio papale!
Tuttavia, il decimo secolo non fu l’unico periodo di declino del papato. Il decadimento è continuato nel Medioevo con simonia e nepotismo. Famiglie influenti, come la famiglia Colonna e la famiglia Medici, hanno combattuto tra loro per promuovere i loro papi. Anche i periodi dei papi di Avignone, del doppio papato e persino il periodo dei tre papi intensificarono la decadenza della Chiesa.
Nel XIV secolo a Praga, dove a quel epoca risiedeva l’imperatore, iniziò un movimento di rinascita associato a predicatori di pentimento, come Jan Milíč di Kroměříž, Konrád Waldhauser e poi il maestro Jan Hus. Il maestro Jan Hus fu ingiustamente condannato come eretico al Concilio di Costanza (1415) e bruciato sul rogo per eresie che non aveva mai proclamato. Il vero motivo della pena di morte era quello che lui cercava una vera riforma del clero. Se le richieste di riforma fossero state prese sul serio, ciò avrebbe impedito un’ulteriore divisione della Chiesa a causa di Lutero cent’anni dopo. Ma invece di compiere il pentimento, nella Chiesa si dilagò il mammonismo ecclesiastico e l’estorsione associati alle cosiddette indulgenze e simonie. Dio quindi permise uno scisma allo stesso modo del 1054, quando la Chiesa orientale si separò da Roma. In entrambi i casi esso avvenne per colpa di abusi papali e decadimento morale. Dio ha dato alla Chiesa l’opportunità di essere restaurata attraverso il vero pentimento, che è stato iniziato da santi e personalità ad essi collegate. Dopo il grande scisma del 1054, il restauro iniziò attraverso i monaci di Cluny. Successivamente proseguì per San Bernardo, San Francesco d’Assisi e San Domenico. Dopo la Riforma di Lutero furono sant’Ignazio di Loyola, sant’Alfonso di Liguori e san Carlo Borromeo a cercare di tornare alle sane radici. Attraverso vivaci omelie ed esercizi spirituali hanno portato le persone al pentimento e alla conversione. Molti santi monaci rappresentavano così l’ufficio profetico. La Chiesa è stata costruita non solo sugli apostoli ma anche sui profeti (Ef. 2, 20). Loro cercarono di ritornare alla fede salvifica e all’osservanza dei comandamenti di Dio. Purtroppo, nel XX secolo lo spirito postconciliare del Concilio Vaticano II ha anche influenzato i religiosi e causato decadenza e apostasia spirituale e morale. Se oggi c’è speranza anche per il minimo risveglio in qualsiasi ordine religioso, gli iniziatori vengono silenziosamente distrutti.
Nel 2019 è arrivata la notizia che lo pseudo papa Francesco aveva sciolto un monastero di monache contemplative in Francia. Poiché si sono difesi il caso è stato pubblicizzato dai media; altrimenti sarebbero stati distrutti segretamente e gradualmente, come molti altri. I religiosi che non vogliono avere problemi sono ora in linea con lo spirito di apostasia. I monasteri che praticano meditazioni buddiste o introducono moderni metodi psicologici invece del pentimento sono indicati come modelli. Tali religiosi sono in realtà falsi profeti. Oggi i cosiddetti figli spirituali di sant’Ignazio di Loyola si fanno beffe di lui. Tra questi c’è l’apostata Bergoglio che occupa l’ufficio papale. Loro promuovono le eresie e l’apostasia con attività straordinarie. Non hanno più nulla a che fare con la Chiesa di Cristo. I veri santi, come i veri profeti, hanno portato la Chiesa al vero pentimento e alla restaurazione spirituale anche a costo della persecuzione. I falsi teologi religiosi ed eretici sono un catalizzatore per il suicidio interiore della Chiesa.
Oggi non ci si può aspettare che il restauro inizi solo dopo la morte di un eretico e la gente elegga un nuovo Ildebrando. La maggior parte dei cardinali di oggi non sono influenzati dalle potenti famiglie di Marozia o Teofilatto o Crescenzio, ma sono sotto il controllo di un’altra élite che oggi di fatto sceglie il papa e determina le politiche papali e della Chiesa che portano all’autodistruzione della Chiesa. Questa élite nascosta esisteva nella Chiesa per decenni prima del Concilio Vaticano II, ma non aveva ancora una posizione così forte come oggi.
Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, da lui convocato, causarono davvero un radicale cambiamento spirituale. Ma è stato un cambiamento verso l’autodistruzione piuttosto che il rinnovamento. Questo spirito del Concilio Vaticano II espulse lo spirito del pentimento e dell’ortodossia dall’interno della Chiesa e abbracciò lo spirito dell’eresia e dell’apostasia. In questa situazione di contaminazione di massa all’interno della Chiesa, una soluzione è umanamente impossibile. La promessa di Dio “Le porte dell’inferno non prevarranno contro di Essa” è vera, ma essa si applica solo al Corpo mistico di Cristo, a un piccolo gregge di cristiani fedeli a Cristo, e non alla struttura ufficiale che ha tradito Cristo.
La vita morale di alcuni papi era molto al di sotto del livello morale di un cristiano comune. Eppure, in passato, anche un papa dissoluto non ha osato di cambiare la dottrina della fede e della morale. Questo cambiamento è stato reso possibile solo dal Concilio Vaticano II. Per il suo silenzio sulle eresie e per l’uso di termini ambigui ha codificato i principi eretici del neomodernismo e del sincretismo nei documenti conciliari. Nel periodo postconciliare questi documenti hanno portato i frutti della contaminazione di massa che si è riflessa anche nella moralità.
Per mezzo secolo questo spirito eretico in tutte le scuole teologiche ha deformato generazioni di sacerdoti, tra i quali sono stati scelti i futuri vescovi, principalmente quelli che hanno pienamente seguito la linea della cosiddetta riforma nello spirito del Concilio Vaticano II. Il pubblico apostata Francesco porta quindi solo a compimento questo insegnamento avvelenato e spirito avvelenato. Se non avremo chiamato sinceramente il Concilio Vaticano II come eretico e i papi che sostenevano le sue idee come eretici, non può iniziare alcun restauro della Chiesa. La struttura ufficiale della Chiesa ha già incarnato un falso vangelo, per cui la Chiesa cattolica è sotto l’anatema secondo Galati 1, 8-9. Inoltre, questa struttura ha scacciato lo Spirito Santo ed ha accolto lo spirito del neopaganesimo. Questo processo suicida si svolge nell’autorità delle chiavi di Pietro, per cui l’intera Chiesa è impotente.
La riforma presuppone una cosa fondamentale, vale a dire la vera e profonda conversione e pentimento, non solo dell’episcopato e del clero, ma anche dei fedeli. Gesù dice chiaramente: “Se non vi convertite, perirete tutti”. Rifiutare di accettare la verità e la realtà cantando mantra pie come “non insultare il nostro Santo Padre” o “la Santa Sede non sbaglia mai” è l’evasione ipocrita, il risultato di cui è impossibilità di salvezza.
La soluzione non è quella di abolire l’ufficio di Pietro, come è perseguito soprattutto dagli pseudo riformatori tedeschi, ma di purificarlo e rafforzarlo in modo che possa servire alla conservazione della fede e della morale, garantendo così un modo sicuro di salvezza! Questa è la cosa più importante piuttosto che alcune “conversioni ecologiche” verso i demoni!
Attraverso la falsa obbedienza e il falso rispetto il papato viene ora abusato per ingannare e manipolare i credenti comuni. Tuttavia, quando i becchini della Chiesa, sfruttando l’autorità suprema, raggiungono il loro obiettivo, hanno in programma di distruggere anche il papato in quanto tale attraverso la cosiddetta decentralizzazione o altre tecnologie suicide. Il loro obiettivo è anti chiesa neopagana del New Age. Ciò è già dimostrato dal culto ufficiale del demone pagano Pachamama. Lo stesso Bergoglio fece eseguire questa iniziazione satanica direttamente nei Giardini Vaticani e persino nella Basilica di San Pietro.
Qual è la soluzione oggi? Cosa vuole Dio da noi?
In primo luogo, il vero pentimento. Nel campo dell’intelletto, il peccato bisogna chiamare il peccato e una menzogna una menzogna, e “credere nel Vangelo” (Mc. 1, 15), e non nelle eresie! Pentimento nel campo della morale: “Se vivi secondo la carne, morirai; se per mezzo dello Spirito mortificherai le opere del corpo, vivrai!” (cfr. Rm. 8, 12-13).
Pertanto, è necessario nella tua vita personale trovare il tempo per Dio e per la tua anima. Per essere concreti: prometti a Dio di dedicare un’ora al giorno alla preghiera interiore per almeno un anno. Motivazione: per la conversione e la santificazione della tua anima e il restauro della Chiesa. Cerca di stare davanti a Dio in preghiera. Sii consapevole che la riforma deve iniziare da te! Se non hai altra possibilità di partecipare alla Divina Liturgia e senti il sacerdote dire “insieme a nostro Papa Francesco”, allora dì a bassa voce “Anatema” e in questo modo ti separerai dall’eretico e dalla sua apostasia.