lunedì 20 aprile 2020

Messa negata. Decreti abnormi, CEI passiva

L’abuso del diritto nell’ordine civile ed ecclesiastico mette in pericolo ogni libertà

I vari decreti emanati dal Governo italiano sono pronunciati esautorando ogni potere parlamentare ed ogni dettato costituzionale. A maggior ragione sono abnormi laddove legiferano in materia di sovranità non propria vietando l’accesso alle chiese, la celebrazione di Messe e funerali, e stabilendo addirittura chi può esservi presente. E’ come se Macron facesse un decreto con cui vieta agli italiani di circolare in Italia o se la Merkel vietasse agli italiani di andare in Comune o in Prefettura.

Così come la CEI, che si è pronunciata in materia Covid con meri comunicati stampa, mai in adunanza plenaria e mai con un pronunciamento ufficiale sul Notiziario, può avere alcuna autorità sui Vescovi, i quali conservano quindi ogni e più ampia autonomia nel governare le proprie Diocesi (il «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana» è l’organo ufficiale nel quale sono pubblicate le deliberazioni, i documenti e le dichiarazioni degli organi della CEI ai sensi dell’art. 2 del Regolamento, una sorta di Gazzetta Ufficiale).

Né i fedeli sono quindi in astratto tenuti ad osservare il divieto di partecipare alle Messe cum populo, tranne che abbia così disposto il rispettivo Vescovo, ed anche in quel caso è importante che vivano pienamente la propria libertà intellettuale nel non sentirsi vincolati da tale divieto, sebbene di fatto siano costretti a subirlo.

Del resto, i Decreti pronunciati dalla “Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti” il 19 e il 25 marzo 2020, a firma del Cardinale Sarah quale Prefetto (ma, si noti bene, solo De mandato Summi Pontificis pro hoc tantum anno 2020), invocati come fonte sia dalle comunicazioni del Presidente della CEI del 25 marzo (priva di ogni autorità) che dai Vescovi (come il Card. De Donatis per la Diocesi di Roma), costituiscono solo “indicazioni generali e suggerimenti” dati ai Vescovi (si noti per inciso che il Decreto del 19 marzo 2020 non è più rinvenibile sul sito della Santa Sede). Quindi in quanto “indicazioni e suggerimenti”, non hanno alcuna forza cogente e vincolante se non nella misura in cui vengono recepiti dai Vescovi.

Il decreto del 25 marzo inoltre suggerisce alle Conferenze Episcopali e alle singole diocesi di non mancare “di offrire sussidi per aiutare la preghiera familiare e personale”: evidentemente la Congregazione per il Culto Divino non poteva demandare alla CEI nulla che non fosse nei poteri a questa delegati, perché in effetti la CEI ha solo poteri relativi ai rapporti con lo stato e non quelli di dare indicazioni ai vescovi, costituendo essa “l’assemblea permanente dei vescovi italiani (che) esercita la propria attività nell’Assemblea Generale (ed) È un organismo che assume particolare rilievo nei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica”. La CEI, che quindi non ha alcun potere gerarchico sui Vescovi, non foss’altro perché gerarchicamente è subordinata sia ai Vescovi che al Sinodo, non è però intervenuta per stigmatizzare e bloccare le violazioni perpetrate dallo Stato Italiano contro l’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, in particolare gli artt. 5 (comma 2: Salvo i casi di urgente necessità, la forza pubblica non potrà entrare, per l’esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto, senza averne dato previo avviso all’autorità ecclesiastica) e 11 (La Repubblica italiana assicura che…la degenza in ospedali, case di cura o di assistenza pubbliche, non possono dar luogo ad alcun impedimento nell’esercizio della libertà religiosa e nell’adempimento delle pratiche di culto dei cattolici), né vi sono state intese o accordi volti a regolare le emergenti esigenze tra le competenti autorità dello Stato e la CEI (art. 12) o è stata costituita una Commissione Paritetica a cui la CEI e la Repubblica Italiana abbiano affidato la ricerca di un’amichevole soluzione per l’interpretazione delle suddette norme (art. 13).

La CEI, che quindi è un organismo con un ruolo importante nel rapporto fra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica, non ha fatto altro che recepire in modo supino, nonché in sedi non ufficiali, ma solo assumendoli in meri comunicati stampa, i provvedimenti del Governo assunti a loro volta illegittimamente (vedi link https://chiciseparera.chiesacattolica.it/orientamento-circa-le-celebrazioni-liturgiche-e-la-visita-dei-fedeli-alla-chiesa/).

A questo punto è d’uopo chiedersi chi ha il controllo sulla CEI, evidentemente inadempiente e, con la sua omissione, gravemente dannosa per i rapporti stato/chiesa e per il diritto di culto dei fedeli: chi dovrebbe richiamarla o sopperire ai suoi vuoti? L’unico che mi sovviene è il Segretario di Stato della Città del Vaticano e, se non lui, il Santo Padre. Non è possibile infatti pensare che la Città del Vaticano abbia abdigato alle sue prerogative, ma solo che vi sia stata una grave deficienza da parte dei soggetti preposti alla materia. Certo, se nessuno parla, c’è da preoccuparsi seriamente.

Il Santo Padre ha ultimamente manifestato il suo dissenso verso le celebrazioni virtuali parlando a Santa Marta (vedi omelia di venerdì 17 aprile): si auspica che la sua parola non sia ascoltata come se fosse quella di un estraneo a tutto quello che sta succedendo, ma come quella del Capo della Chiesa Cattolica e come tale immediatamente efficace per far riaprire tutte le chiese e far riprendere la celebrazione delle Sante Messe cum populo e far celebrare i funerali. Se anche la parola del Santo Padre risulta essere flatus vocis per lo Stato italiano, signori miei, la situazione è davvero grave e in tal caso l’unica speranza è che il Santo Padre alzi subito e davvero la sua voce.

Riguardo alle restrizioni nel frattempo assunte da parte dei Vescovi o, in mancanza, direttamente dai Parroci, confusi da questa ridda di provvedimenti illegittimi ed autorità improvvisate tali: ci chiediamo se il singolo fedele sia obbligato in coscienza ad obbedire a disposizioni che limitano la sua partecipazione alle Sante Messe. Sappiamo che in coscienza il singolo fedele, in ciò che attiene alla fede e alla morale, possa non sentirsi e non essere obbligato. E allora: il vietare al singolo fedele la partecipazione alle celebrazioni Eucaristiche può essere ritenuto contrario alla fede e alla morale? Sì. E’ contrario alla fede e alla morale perché in termini espliciti si equipara l’atto che per eccellenza è costitutivo delle fede Cattolica, la Santa Messa, ad atto pericoloso e nocivo per la salute e la vita degli uomini, sopprimendolo e svuotandolo direttamente di ogni suo significato. Deinde: in coscienza il fedele non può sentirsi obbligato verso tale disposizione, anche qualora fosse legittimamente disposta, cioè fosse pronunciata da legittima autorità. A maggior ragione, qualora il Vescovo della Diocesi non abbia disposto in materia, il fedele e prima di lui i Parroci, non sono obbligati a osservare mere indicazioni della Cei o disposizioni inesistenti perché prive di sovranità da parte del Governo italiano.

In conclusione, il soggetto investito di due tipi di divieti, l’uno proveniente dall’autorità civile e soggetto a sanzione amministrativa (già penale) e l’altro subìto di fatto mediante l’impossibilità a entrare in chiesa durante le celebrazioni Eucaristiche, subisce due diverse ingiuste privazioni, da parte di due diverse sovranità che incidono su un medesimo suo diritto.

Di fronte all’inconsueto accordo fra i due detti soggetti che governano entità diverse e contrapposte, la città di Dio e la città degli uomini, sorge legittimo il dubbio del perché di tale coordinamento di forze convergente verso l’abolizione di un medesimo diritto. Il tutto in tempi di emergenza sanitaria. Che nesso c’è? Il nesso è presto detto.

C’era una volta uno, di nome Giuda, che cercava l’occasione propizia. E la cercava in accordo con il Sommo Sacerdote e gli Anziani, per uccidere Uno perché non morisse l’intera nazione (dal punto di vista religioso) e perché morisse Uno che si faceva re al posto dell’imperatore (dal punto di vista civile).

Ecco il nesso. L’occasione propizia. La cercavano ed è arrivata. E’ questa l’occasione propizia. L’hanno trovata. Quale occasione più propizia di un’epidemia che annichilisce il mondo con la paura della morte per perpetrare un disegno volto all’ordine economico mondiale! Del resto è in perfetta consonanza con la campagna culturale fatta da anni per irridere la morte, esorcizzandola col metterla sui cappellini dei bambini, sulle magliette con gli strass, tatuandola come orrida rappresentazione di un gusto privo di ogni senso del bello. E ora che questa morte vera incombe sul mondo in modo impari, e i popoli non hanno più le risorse morali e culturali per affrontarla, l’occasione è arrivata. Quale momento migliore: mentre i popoli si trincerano docilmente dietro le porte delle case, imparando all’improvviso la disciplina, e in modo passivo accettano ogni privazione, perché non mistificare il lecito con l’illecito? Quale occasione migliore per far passare come volte al bene privazioni che sono invece nefaste e odiose, pervasive e persuasive per realizzare un’umanità indifesa e manipolabile? Quali sono le privazioni illecite che si impongono con la scusa del virus? Presto detto. Si potrebbe mai, in nome di un’epidemia, imporre di ignorare i corpi moribondi e poi cadaveri dei propri cari? O imporre di considerare un’intera popolazione come solo corporea, fisicità molecolari analizzate al microscopio alla stessa stregua del virus che li nefasta, privi di una natura razionale e spirituale? Si può, in nome di un’epidemia, imporre ai popoli di non inginocchiarsi davanti a Dio nel Sacrificio Supremo proprio nel momento in cui più che mai è evidente che l’uomo non lo è, Dio? Ecco, hanno aspettato l’occasione opportuna per consegnare Gesù. Anche oggi, e più che mai, Gesù è consegnato in ognuno di noi, condannati ad essere dimentichi di chi siamo, prostrati ad essere solo corpi incarcerati per paura della morte a causa di un invisibile virus subdolo e vile. Ma non è più vile da parte dei potenti, in nome del virus, togliere ogni dignità ai moribondi? Ai morti? Ai parenti che li piangono? Facendo loro accettare senza batter ciglio il modo sacrilego di trattare i loro defunti, senza un’esequia, senza un funerale, trasformandoli con il loro consenso in esecutori muti di nefandezze disumane? Facendo dimenticare a tutti gli esseri viventi la loro natura razionale e spirituale, schiacciando le loro menti fino al punto di renderli attoniti e felici di vedere la Messa di Pasqua in streaming? Quale grande vittoria quella di chi oltre alla vita corporale ci toglie quella spirituale! chi saremo dopo aver debellato il virus se non i suoi figli morti dentro? Dimentichi dell’anima che tutto ci fa essere in eterno?

Il più grave peccato contro Dio è quello commesso da Giuda. E non appariva tale. Nessuno ha potuto accorgersene, nessuno ha capito, anche perchè tutto era alla luce del sole e fatto addirittura col consenso e l’approvazione del Sommo Sacerdote a cui Giuda aveva offerto la sua obbedienza: volete Gesù? Ve lo consegno io: quanto mi date? e “da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù”.

Cosa c’è di più irreprensibile? Obbedire al Sommo Sacerdote. Aver cenato con Gesù ed eseguire apparentemente le sue indicazioni: quello che devi fare, fallo subito. E Giuda non vedeva l’ora, andarsene lasciando credere a tutti che andava a fare una cosa per Gesù. Tutto apparentemente virtuosamente obbediente, tranne che invece lo stava tradendo.

E noi? Non siamo traditi? Traditi nella nostra identità di esseri razionali e spirituali, traditi perché dietro una malintesa obbedienza ci impongono imperativi che ci si ritorcono contro, traditi perché trattati solo come corpi privi di un’anima che finchè ce la fanno, bene, sennò in fila indiana verso i forni crematori, perché non resti traccia. Non sia che a qualcuno venga in mente l’idea di fare un’autopsia di mamma o papà (mi chiedo dove stà scritto che le salme debbano essere cremate senza alcun consenso: qualcuno spero approfondirà).

Si sono alleati quelli che sanno bene come si governano i popoli: togliendogli l’anima, annichilendoli per la paura, togliendo ogni libertà e minacciando sanzioni e pene. Resta a casa, così noi distruggiamo la storia di un popolo, la sua Costituzione, la sua identità cristiana, la sua anima nobile, la sua intelligenza colma di spirito eterno.

Restiamo pure a casa, finchè non sarà dimostrato che è pure controproducente farlo (alcuni autorevoli virologi lo sostengono), ma non dimentichiamo di chiederci sempre dov’è la verità, quella umana e quella eterna. Rimaniamo vigili e attenti, soprattutto quando sia Pilato che il Sommo Sacerdote abusano delle leggi e si alleano contro l’Uomo.

Maria Stella Lopinto