II – La condanna dei Padri e dei Dottori della Chiesa
Dall’opera “Chiesa e omosessualità – Le
ragioni di un’immutabile condanna” (Centro Culturale Lepanto, Roma, Supp. a
“Lepanto” n. 138, gen. Feb. 1995):
Sant’Agostino: “i delitti compiuti dai sodomiti devono essere condannati ovunque e sempre”
Fin dalle origini la Chiesa,
facendo eco alla maledizione delle Sacre Scritture, ha condannato la pratica
omosessuale per bocca dei santi Padri, scrittori ecclesiastici antichi
riconosciuti come testimoni della Tradizione Divina.
Fra i primi a pronunciarsi, fu il
sommo sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona e Dottore della Chiesa: “I delitti che vanno contro natura, ad
esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque
e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti
coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini
perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una
perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa
unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Sant’Agostino,
Confessioni, c. III, p. 8).
San Gregorio Magno: “era giusto che i sodomiti perissero per mezzo del fuoco e dello zolfo”
San Gregorio I Papa (540-604)
detto “Magno”, Dottore della Chiesa, ravvisa nello zolfo, che si rovesciò su
Sodoma il peccato della carne degli omosessuali.
“Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa
della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su
Sodoma dal Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne,
e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l’onta di quel crimine.
Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti,
ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un
tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si
rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso”
(San Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, XIV, 23, vol. II, p. 371).
San Giovanni Crisostomo: la passione omosessuale è diabolica
Il Padre della Chiesa che
condannò con maggior frequenza l’abuso contro natura fu san Giovanni Crisostomo
(344 ca.-407), Patriarca di Costantinopoli e Dottore della Chiesa, di cui
riportiamo passi di un’omelia di commento all’epistola di san Paolo ai Romani:
“Le passioni sono tutte disonorevoli, perché l’anima viene più
danneggiata e degradata dai peccati di quanto il corpo lo venga dalle malattie;
ma la peggiore fra tutte le passioni è la bramosia fra maschi. (…) I peccati
contro natura sono più difficili e meno remunerativi, tanto che non si può
nemmeno affermare che essi procurino piacere, perché il vero piacere è solo
quello che si accorda con la natura. Ma quando Dio ha abbandonato qualcuno,
tutto è invertito! Perciò non solo le loro (degli omosessuali, n.d.r.) passioni
sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche. (…) Perciò io ti dico che
costoro sono anche peggiori degli omicidi, e che sarebbe meglio morire che
vivere disonorati in questo modo. L’omicida separa solo l’anima del corpo,
mentre costoro distruggono l’anima all’interno del corpo. Qualsiasi peccato tu
nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo
patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo,
preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottostarvi. Non c’è nulla,
assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità” (San Giovanni
Crisostomo, Homilia IV in Epistula Pauli ad Romanos; cfr. Patrologia Graeca,
vol. 47, coll. 360-362).
San Pier Damiani: “Questo vizio supera per gravità tutti gli altri vizi…”
Durante tutto il Medioevo, ossia nel periodo di formazione
della civiltà cristiana occidentale, la Chiesa non ha mai smesso di promuovere
la virtù della temperanza e di rinnovare la condanna del vizio contro natura;
in tal modo riuscì a ridurlo ad un fenomeno rarissimo e marginale.
Fra i santi che combatterono il
vizio omosessuale nel Medioevo, uno dei più grandi fu san Pier Damiani
(1007-1072), Dottore della Chiesa, riformatore dell’ordine benedittino e sommo
scrittore e predicatore. Nel suo Liber Gomorhanus, scritto verso il 1051 per
Papa san Leone IX, egli denuncia con grande vigore la rovina spirituale alla
quale si condanna chi pratica tale vizio. (…) “Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario,
perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti, uccide il corpo,
rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce dell’intelletto, caccia lo
Spirito Santo dal tempio dell’anima. (…)” (op. cit., in Patrologia Latina, vol.
145, coll. 159-190).
San Tommaso d’Aquino: l’omosessualità “offende Dio stesso come ordinatore della natura”
San Tommaso d’Aquino (1224-1274),
il grande teologo domenicano proclamato dalla Chiesa “Dottore comune” della
Cristianità, descrive nella sua eccelsa Summa Theologica l’omosessualità come
il vizio contro natura più grave, equiparandolo al cannibalismo e alla
bestialità.
“L’intemperanza è sommamente riprovevole, per due ragioni. Innanzitutto
perché ripugna sommamente all’umana eccellenza, trattandosi di piaceri che
abbiamo in comune coi bruti. (…) Secondariamente perché ripugna sommamente alla
nobiltà ed al decoro, in quanto cioè nei piaceri riguardanti l’intemperanza
viene offuscata la luce della ragione, dalla quale deriva tutta la nobiltà e la
bellezza della virtù. (…) I vizi della carne che riguardano l’intemperanza,
benché siano meno gravi quanto alla colpa, sono però più gravi quanto
all’infamia. Infatti la gravità della colpa riguarda il traviamento dal fine,
mentre l’infamia riguarda la turpitudine, che viene valutata soprattutto quanto
all’indecenza del peccato. (…) Ma i vizi che violano la regola dell’umana
natura sono ancor più riprovevoli. Essi vanno ricondotti a quel tipo di
intemperanza che ne costituisce in un certo modo l’eccesso – è questo il caso
di coloro che godono nel cibarsi di carne umana, o nell’accoppiamento con
bestie, o in quello sodomitico” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, II-II, q. 142, a. 4).
Insomma, se l’ordine della retta
ragione viene dall’uomo, invece l’ordine della natura proviene direttamente da
Dio stesso. Pertanto, “nei peccati contro
natura in cui viene violato l’ordine naturale, viene offeso Dio stesso in
qualità di ordinatore della natura” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, II-II, q. 154, a. 12).
Santa Caterina da Siena: vizio maledetto schifato dagli stessi demoni
Anche la grande santa Caterina da
Siena (1347-1380), maestra di spiritualità e Dottore della Chiesa, condannò in
maniera veemente l’omosessualità.
Nel suo Dialogo della divina
Provvidenza, in cui riferisce gli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella
così si esprime sul vizio contro natura:
“Non solo essi hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete
inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il
libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non
raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto
peccato contro natura. Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del
loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non
solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui è tanto
abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio
divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma
dispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che
ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma
perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder
commettere quell’enorme peccato” (S.
Caterina da Siena, op. cit., cap. 124).
San Bonaventura: nella notte di
Natale “tutti i sodomiti morirono su tutta la terra”
Il francescano san Bonaventura
(1217-1274), Dottore della Chiesa con il titolo di Doctor Seraphicus,
illustrando alcuni fatti miracolosi accaduti nel momento del Santo Natale
afferma che: ”Tutti i sodomiti, uomini e
donne, morirono su tutta la terra, secondo quanto ricordò san Gerolamo
commentando il salmo ‘È nata una luce per il giusto’, per evidenziare che Colui
che stava nascendo veniva a riformare la natura e a promuovere la castità”
(San Bonaventura, Sermone XXI, In Nativitate Domini, pronunciato nella chiesa
di Santa Maria della Porziuncola, in Opera Omnia, vol. IX, p. 123).
San Bernardino da Siena: “la sodomia maledetta … sconvolge l’intelletto”
Fra coloro che in quell’epoca
parlarono e scrissero contro il risorgere di questo vizio, il più importante è
forse il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444), celebre predicatore
insigne per dottrina e per santità. Egli proclamò nella sua Predica XXXIX:
“Non è peccato al mondo che più tenga l’anima, che quello de la sodomia
maledetta; il quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che so’
vissuti secondo Iddio, (…) ‘La passione per delle forme indebite è prossima
alla pazzia; questo vizio sconvolge l’intelletto, spezza l’animo elevato e
generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi,
iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre,
essendo l’animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione
ma il furore’. (…) La cagione si è perché ellino so’ accecati, e dove arebbono
i pensieri loro alle cose alte e grandi, come quelle che hanno l’animo magno,
gli rompe e gli fracassa e riduceli a vili cose a disutili e fracide e putride,
e mai questi tali non si possono contentare. (…) Come de la gloria di Dio ne
partecipa più uno che un altro, così in inferno vi so’ luoghi dove v’è più
pene, e più ne sente uno che un altro. Più pena sente uno che sia vissuto con
questo vizio de la sodomia che un altro, perocché questo è maggior peccato che
sia” (San Bernardino da Siena, Predica XXXIX in Prediche volgari, pp.
896-897 e 915).
San Pietro Canisio: i sodomiti violano la legge naturale e divina
Nel suo celebre Catechismo, il
gesuita san Pietro Canisio (1521-1597), Dottore della Chiesa, così sintetizzava
l’insegnamento della Chiesa:
“Come dice la Sacra Scrittura, i sodomiti erano pessima gente e fin
troppo peccatori. San Pietro e san Paolo condannano questo nefasto e turpe
peccato. Difatti la Scrittura denuncia l’enormità di una tale sconcezza con
queste parole: ‘Lo scandalo dei sodomiti e dei gomorrani si è moltiplicato e il
loro peccato si è troppo aggravato’. Pertanto gli angeli dissero al giusto
Loth, che aborriva massimamente le turpitudini dei sodomiti: ‘Abbandoniamo
questa città, etc.’ (…) La Sacra Scrittura non tace le cause che spinsero i
sodomiti a questo gravissimo peccato e che possono spingere anche altri.
Leggiamo infatti nel libro di Ezechiele: ‘Questa fu l’iniquità di Sodoma: la
superbia, la sazietà di cibo ed abbondanza di beni, e l’ozio loro e delle loro
figlie; non aiutarono il povero e il bisognoso, ma insuperbirono e fecero ciò
che è abominevole al mio cospetto; per questo Io la distrussi’ (Ez. 16, 49-50).
Di questa turpitudine mai abbastanza esecrata sono schiavi coloro che non si
vergognano di violare la legge divina e naturale” (San Pietro Canisio,
Summa Doctrina Christianae, III a/b, p. 455).
(continua)