Il neurochirurgo Massimo Gandolfini chiarisce alcuni aspetti dell’ormai nota questione gender
dall’intervista di Anna Pelleri
Il gender, termine ormai noto ai più, è
al centro di grandi dibattiti sia scientifici che culturali. Abbiamo
chiesto al prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo, Direttore del
Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza di Brescia e
vicepresidente nazionale dell’Associazione Scienza&Vita, di
chiarire il significato e l’origine di questa ideologia e il ruolo del
cervello nella definizione del genere.
Prof. Gandolfini, potrebbe ricordarci l’origine della teoria del gender?
Dal punto di vista strettamente storico,
il termine “gender” trova la sua genesi più remota nel lavoro di
Sigmund Freud, apparso nel 1920, con il titolo “Psicogenesi di un caso
di omosessualità nella donna”, in cui – per la prima volta – si pone il
tema della differenza fra “gender role” e “gender identity”. Sul piano
dell’elaborazione culturale, l’ideologia del gender si propone a partire
dagli anni ’50/’60 ed è caratterizzata da tre “ondate”, che si
susseguono e si integrano fra loro.
La prima ondata: la “nurture theory”